martedì 30 giugno 2015

Il referendum per la scuola, ma anche per il lavoro e la democrazia dobbiamo vincerlo

Dopo l'inaudito blitz renziano per imporre il Ddl sulla suola  da più parti si propone il referendum abrogativo; senza dubbio è la risposta più efficace sia perchè consente di rilanciare il dibattito sulla scuola( ma anche sul lavoro e sulla democrazia costituzionale), ma è anche una risoposta onerosa che richiede un forte impegno unitario ed adeguate risorse finanziarie.

Ritengo quindi assolutamente urgente, ma veramente urgente, promuovere attorno ad un tavolo tutti i soggetti che possono impegnarsi ed insieme definite il percorso più efficace; ovviamente una raccolta di firme  entro il settembre 2015 è molto difficile, anche se consentirebbe una risposta a caldo. In ogni caso nessuno può decidere per gli altri e tutti, dobbiamo avere, a mio avviso, il senso di responsabilità di incontrarci, confrontarci e decidere insieme.

Ho visto che sabato 4 c' è a Roma un'iniziativa di ex PD ed ovviamente la proposta sarà l'iniziativa referendaria; sarebbe opportuno lanciare prima la proposta di un incontro per una decisione unitaria e portare questa proposta all'iniziativa degli ex PD.

Il referendum dobbiamo vincerlo, ma prima di tutto dobbiamo vincere la diffusa difficoltà  per un impegno unitario ( C.M.)

lunedì 22 giugno 2015

La malapolitica di Renzi: bugie , ricatti e soprattutto prepotenza.

Il presidente del Consiglio con i suoi cloni, approfittando che gli insegnanti sono impegnati negli esami, continua a ricattare il Parlamento ed a dire bugie.
Per giustificare la minaccia del voto di fiducia per imporre alla scuola una legge tanto liberticida quanto rozza ed inefficiente continua a dire ed a far dire ai vari Faraone e Boschi che non è possibile assumere i precari se contestualmente non è approvata l'intero DdL;senza la riforma i precari da assumere non saprebbero cosa fare.
Renzi mente, sapendo di mentire;difatti anzitutto  la riforma renziana, considerate le inadeguate risorse finanziarie previste, non è sufficiente nemmeno a stabilizzare tutti i precari e quindi molti precari continueranno a rimanere precari, inoltre Renzi sa o dovrebbe sapere che  se la bistrattata Scuola italiana ha potuto assolvere in qualche modo  al proprio compito, ciò è stato possibile perchè i precari da anni non solo sanno cosa fare, ma fanno, sia pure con stipendi da fame e con l'uniliazione di essere ogni anno a fine giugno licenziati per essere a settembre riassunti e garantire la copertura di tutti i posti vacanti.
 Ma oltre tutto Renzi sa benissimo che questo suo Ddl in realtà , al di là di tutta l'impalcatura demagogica,  in concreto si limita nell'immediato ad introdurre nella scuola, in sostituzione del governo collegiale, una forma di caporalato e con la delega in bianco, prevista nell'art. 23, rinvia alla decretazione governativa il vero e proprio riassetto della scuola.
Per Renzi l'approvazione immediata, a colpi di maggioranza e voti di fiducia  del DdL sulla scuola, è soltanto una infantile e prepotente prova di forza per dimostrare, dopo gli insuccessi elettorali e la conclamata incapacità a governare il suo partito, che lui non si ferma.

sabato 6 giugno 2015

La " chiamata" dei docenti da parte del DS: un incentivo al clientelismo ( per usare un eufemismo) ed alla disfunzione


Finanche la stampa di regime, quando è stato reso pubblico il Ddl  renziano, nell’immediato  rimase colpita dello strapotere  attribuito ai DS ed in particolare al potere di “chiamare” i docenti della “propria” scuola da un singolare albo regionale, compilato senza alcun criterio ( con buona pace del merito ).
La proposta governativa non solo propone un modello  padronale (nemmeno soltanto aziendalista), ma è soprattutto confuso e contorto, come è rilevato nella scheda di lettura redatta dall’Ufficio Studi della Camera dei Deputati.
Difatti, se si è capito bene, è previsto un albo territoriale in cui saranno inclusi i docenti neo-assunti a tempo indeterminato ed  i docenti già assunti a tempo indeterminato che chiedono la mobilità territoriale e professionale o che devono andare in mobilità perché in soprannumero;non ci sarà alcuna graduatoria in base a titoli oggettivamente valutati.
La geniale innovazione consiste nell’eliminazione del criterio oggettivo del diritto  dei neo-assunti di scelta della sede di servizio in base all’ordine di graduatoria; i neo-assunti, indipendentemente dai titoli maturati sono inseriti in questo albo territoriale ed “offerti” alle scelte dei D.S.
Lo stesso percorso è previsto  per coloro che sono già a tempo indeterminato e desiderano un trasferimento o un passaggio di ruolo e/o di cattedra o che, essendo in soprannumero devono essere assegnati ad altra scuola. Anche per costoro non c’è più una graduatoria; ma l’inserimento nello stesso albo territoriale  e  tutti sono  a disposizione della scelta da parte dei DS. Inoltre  i DS possono  “chiamare” anche  docenti in servizio in altre scuole e non iscritti nell’albo territoriale.
Tutti i docenti diventeranno manovalanza che secondo  criteri scelti  dal DS saranno “chiamati” per un contratto rinnovabile triennale.
In conclusione i DS non hanno il potere di assumere a tempo indeterminato per “chiamata”, ma hanno il potere di scegliere i docenti della propria scuola con ulteriore potere, terminato il triennio dell’incarico, di non rinnovarlo e di rispedire i docenti nel parcheggio.
Ogni commento è superfluo.
Un aspetto è però certo:finora la scuola  in una società pervasa dalla corruzione ( per non parlar d’altro) era rimasta indenne da male endemico per la semplice ragione che la gestione del personale è stata sulla base di graduatorie compilate in base a criteri oggettivi e trasparenti; con questo geniale sistema padronale che sostituisce il sistema delle graduatorie con le scelte discrezionali del D.S., si apre nella scuola un varco enorme per il  clientelismo e per la corruzione.
Dopo aver creato le cause le occasioni della corruzione il genio fiorentino ci dirà che chi sbaglia sarà punito ( a meno che non sia un suo sostenitore) Corrado Mauceri
Il DdL 1934 sulla scuola è migliorabile?


A fronte della mobilitazione del mondo della scuola e dei dissensi interni al Pd  il Presidente del Consiglio ed i suoi cloni ripetono che sono disponibili al confronto ed a possibili miglioramenti. Nel frattempo in Senato la maggioranza del PD impedisce un reale confronto ede ogni possibile dialettica parlamentare.
Ma il DdLn. 1934 è migliorabile?
Il Presidente del Consiglio è stato chiaro: i miglioramenti sono possibili, purché non mettano in discussione l’impianto del Ddl;  alla Camera hanno introdotto i “miglioramenti”, che però non solo non intaccano l’impianto autoritario  del Ddl, ma lo rafforzano.
Il Ddl muove difatti da una scelta di fondo che certamente non ha nulla a che fare con la scuola della Costituzione, ma che è fortemente radicato nel pensiero e nella cultura politica del Presidente del Consiglio; secondo Renzi il rinnovamento del Paese, e quindi anche della scuola, si realizza con la concentrazione del potere decisionale e con la competizione tra le scuole e nelle scuole, cioè adottando il modello aziendale; la partecipazione  ed il confronto democratico, in questa logica,  sono perdite di tempo e pertanto sono possibili se non  incidono sul potere decisionale e  se si sostanziano in forme di consenso e passiva  ratifica delle decisioni del Capo.
Il Presidente del Consiglio non riesce difatti a comprendere non solo la realtà complessa della scuola, ma nemmeno  che un organismo è democratico se coloro che ne fanno parte sono liberi di esprimere le loro opinioni e determinazioni e se non sono in nessun modo subordinati o condizionati.
Un collegio dei docenti in cui il DS ha il potere di rinnovare i  contratti  triennali dei docenti neo assunti o trasferiti o da lui stesso scelti, di assegnare compiti gratificanti, di scegliere i meritevoli da premiare, ecc. certamente non è un collegio che possa garantire un confronto democratico e libero.
Senza dubbio ci saranno docenti che non si lasceranno condizionare e che non svenderanno la loro autonomia professionale, ma ci saranno anche docenti che non solo si faranno condizionare, ma che addirittura cercheranno di arruffianarsi il Capo.
E’ di tutta evidenza che una tale asimmetria ( per usare un eufemismo) di posizioni giuridiche snatura il ruolo democratico del Collegio dei docenti, ma soprattutto snatura la scuola perché esclude un’effettiva libertà di insegnamento che è l’essenza della scuola della Costituzione.
In conclusione il Ddl, se non si mette in discussione il suo impianto aziendalistico e competitivo, non è in alcun modo migliorabile;un coinvolgimento subalterno e di facciata degli organi collegiali, fortemente condizionati e ricattati,  ha lo scopo di vanificare il loro ruolo autonomo e di trasformali da organi di democrazia ad organi di copertura e di consenso alle decisioni del capo, nel pieno rispetto delle tradizioni dei regimi autoritari.
Chi immagina miglioramenti nel senso indicato dal Presidente del Consiglio o non  ha compreso il senso politico della proposta governativo o cerca un alibi per giustificare il proprio conformismo (difatti anche per i parlamentari quando c’è un capo è difficile il confronto democratico).
Se i miglioramenti consistono nell’attribuire agli organi collegiali un ruolo subalterno di ratifica delle decisioni del Capo, è molto meglio che il Capo di assuma in pieno le responsabilità delle sue decisioni, senza finte coperture democratiche.
Il Ddl si può solo sostituire;c è in Parlamento una proposta di Legge di iniziativa popolare (LIP) che però, proprio perché è nata nelle scuole, in Parlamento dal PD è stata vergognosamente boicottata. Corrado Mauceri