A
fronte della mobilitazione del mondo della scuola e dei dissensi interni al Pd il Presidente
del Consiglio ed i suoi cloni ripetono che sono disponibili al confronto ed a possibili
miglioramenti. Nel frattempo in Senato la maggioranza del PD impedisce un reale confronto ede
ogni possibile dialettica parlamentare.
Ma
il DdLn. 1934 è migliorabile?
Il
Presidente del Consiglio è stato chiaro: i miglioramenti sono possibili, purché
non mettano in discussione l’impianto del Ddl; alla Camera hanno introdotto i
“miglioramenti”, che però non solo non intaccano l’impianto autoritario del Ddl, ma lo rafforzano.
Il
Ddl muove difatti da una scelta di fondo che certamente non ha nulla a che fare
con la scuola della Costituzione, ma che è fortemente radicato nel pensiero e
nella cultura politica del Presidente del Consiglio; secondo Renzi il
rinnovamento del Paese, e quindi anche della scuola, si realizza con la
concentrazione del potere decisionale e con la competizione tra le scuole e
nelle scuole, cioè adottando il modello aziendale; la partecipazione ed il confronto democratico, in questa
logica, sono perdite di tempo e pertanto
sono possibili se non incidono sul
potere decisionale e se si sostanziano in forme di consenso e passiva ratifica delle decisioni del Capo.
Il
Presidente del Consiglio non riesce difatti a comprendere non solo la realtà
complessa della scuola, ma nemmeno che
un organismo è democratico se coloro che ne fanno parte sono liberi di esprimere
le loro opinioni e determinazioni e se non sono in nessun modo subordinati o
condizionati.
Un
collegio dei docenti in cui il DS ha il potere di rinnovare i contratti
triennali dei docenti neo assunti o trasferiti o da lui stesso scelti,
di assegnare compiti gratificanti, di scegliere i meritevoli da premiare, ecc.
certamente non è un collegio che possa garantire un confronto democratico e
libero.
Senza
dubbio ci saranno docenti che non si lasceranno condizionare e che non
svenderanno la loro autonomia professionale, ma ci saranno anche docenti che
non solo si faranno condizionare, ma che addirittura cercheranno di
arruffianarsi il Capo.
E’
di tutta evidenza che una tale asimmetria ( per usare un eufemismo) di
posizioni giuridiche snatura il ruolo democratico del Collegio dei docenti, ma
soprattutto snatura la scuola perché esclude un’effettiva libertà di
insegnamento che è l’essenza della scuola della Costituzione.
In
conclusione il Ddl, se non si mette in discussione il suo impianto aziendalistico
e competitivo, non è in alcun modo migliorabile;un coinvolgimento subalterno e
di facciata degli organi collegiali, fortemente condizionati e ricattati, ha lo scopo di vanificare il loro ruolo autonomo e di trasformali da organi di democrazia ad organi di
copertura e di consenso alle decisioni del capo, nel pieno rispetto delle
tradizioni dei regimi autoritari.
Chi
immagina miglioramenti nel senso indicato dal Presidente del Consiglio o non ha compreso il senso politico della proposta
governativo o cerca un alibi per giustificare il proprio conformismo (difatti
anche per i parlamentari quando c’è un capo è difficile il confronto
democratico).
Se
i miglioramenti consistono nell’attribuire agli organi collegiali un ruolo
subalterno di ratifica delle decisioni del Capo, è molto meglio che il Capo di
assuma in pieno le responsabilità delle sue decisioni, senza finte coperture
democratiche.
Il
Ddl si può solo sostituire;c è in Parlamento una proposta di Legge di
iniziativa popolare (LIP) che però, proprio perché è nata nelle scuole, in
Parlamento dal PD è stata vergognosamente boicottata. Corrado Mauceri
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