sabato 6 giugno 2015

Il DdL 1934 sulla scuola è migliorabile?


A fronte della mobilitazione del mondo della scuola e dei dissensi interni al Pd  il Presidente del Consiglio ed i suoi cloni ripetono che sono disponibili al confronto ed a possibili miglioramenti. Nel frattempo in Senato la maggioranza del PD impedisce un reale confronto ede ogni possibile dialettica parlamentare.
Ma il DdLn. 1934 è migliorabile?
Il Presidente del Consiglio è stato chiaro: i miglioramenti sono possibili, purché non mettano in discussione l’impianto del Ddl;  alla Camera hanno introdotto i “miglioramenti”, che però non solo non intaccano l’impianto autoritario  del Ddl, ma lo rafforzano.
Il Ddl muove difatti da una scelta di fondo che certamente non ha nulla a che fare con la scuola della Costituzione, ma che è fortemente radicato nel pensiero e nella cultura politica del Presidente del Consiglio; secondo Renzi il rinnovamento del Paese, e quindi anche della scuola, si realizza con la concentrazione del potere decisionale e con la competizione tra le scuole e nelle scuole, cioè adottando il modello aziendale; la partecipazione  ed il confronto democratico, in questa logica,  sono perdite di tempo e pertanto sono possibili se non  incidono sul potere decisionale e  se si sostanziano in forme di consenso e passiva  ratifica delle decisioni del Capo.
Il Presidente del Consiglio non riesce difatti a comprendere non solo la realtà complessa della scuola, ma nemmeno  che un organismo è democratico se coloro che ne fanno parte sono liberi di esprimere le loro opinioni e determinazioni e se non sono in nessun modo subordinati o condizionati.
Un collegio dei docenti in cui il DS ha il potere di rinnovare i  contratti  triennali dei docenti neo assunti o trasferiti o da lui stesso scelti, di assegnare compiti gratificanti, di scegliere i meritevoli da premiare, ecc. certamente non è un collegio che possa garantire un confronto democratico e libero.
Senza dubbio ci saranno docenti che non si lasceranno condizionare e che non svenderanno la loro autonomia professionale, ma ci saranno anche docenti che non solo si faranno condizionare, ma che addirittura cercheranno di arruffianarsi il Capo.
E’ di tutta evidenza che una tale asimmetria ( per usare un eufemismo) di posizioni giuridiche snatura il ruolo democratico del Collegio dei docenti, ma soprattutto snatura la scuola perché esclude un’effettiva libertà di insegnamento che è l’essenza della scuola della Costituzione.
In conclusione il Ddl, se non si mette in discussione il suo impianto aziendalistico e competitivo, non è in alcun modo migliorabile;un coinvolgimento subalterno e di facciata degli organi collegiali, fortemente condizionati e ricattati,  ha lo scopo di vanificare il loro ruolo autonomo e di trasformali da organi di democrazia ad organi di copertura e di consenso alle decisioni del capo, nel pieno rispetto delle tradizioni dei regimi autoritari.
Chi immagina miglioramenti nel senso indicato dal Presidente del Consiglio o non  ha compreso il senso politico della proposta governativo o cerca un alibi per giustificare il proprio conformismo (difatti anche per i parlamentari quando c’è un capo è difficile il confronto democratico).
Se i miglioramenti consistono nell’attribuire agli organi collegiali un ruolo subalterno di ratifica delle decisioni del Capo, è molto meglio che il Capo di assuma in pieno le responsabilità delle sue decisioni, senza finte coperture democratiche.
Il Ddl si può solo sostituire;c è in Parlamento una proposta di Legge di iniziativa popolare (LIP) che però, proprio perché è nata nelle scuole, in Parlamento dal PD è stata vergognosamente boicottata. Corrado Mauceri

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